Credito fotografico: Make the Label Count

Better Cotton si unisce a più di 50 organizzazioni di fibre naturali e gruppi ambientalisti nel sostenere le richieste di una revisione urgente della metodologia PEF (Product Environmental Footprint) della Commissione Europea. 

Better Cotton si è unito al Fai in modo che l'etichetta conti coalizione volta ad amplificare le richieste rivolte alla Commissione europea affinché riveda il suo metodo di calcolo dell'impatto ambientale delle fibre tessili.  

Hélène Bohyn, responsabile delle politiche e della difesa presso Better Cotton

Make the Label Count è un movimento incredibilmente importante. I regolatori dell'UE stanno plasmando il futuro dei settori della moda e del tessile mentre parliamo. La metodologia che adotteranno avrà l'importantissimo ruolo di raccontare la storia del progresso della sostenibilità nel nostro settore e oltre, e sarà fondamentale per sradicare il greenwashing.

Con il sostegno di oltre 50 organizzazioni di fibre naturali e gruppi ambientalisti, Make the Label Count promuove informazioni eque, trasparenti e credibili sulla sostenibilità nei settori della moda e del tessile. 

La coalizione solleva un problema con il modo in cui la metodologia Product Environmental Footprint (PEF) della Commissione Europea calcola attualmente l'impatto delle fibre naturali rispetto ai materiali sintetici per abbigliamento e calzature. Nella sua forma attuale, la metodologia PEF ritiene che una T-shirt 100% poliestere sia il 42% più sostenibile di una T-shirt 100% cotone.  

La coalizione ha sottolineato che ciò è dovuto al fatto che la metodologia PEF attualmente non riesce a tenere conto degli impatti ambientali significativi tipici delle fibre sintetiche, tra cui le emissioni di microplastiche, i rifiuti di plastica post-consumo e il fatto che tali materiali non sono rinnovabili. 

"Abbiamo avuto grandi progressi nella ricerca e nella conoscenza degli impatti ambientali dell'industria tessile, ma questi non sono inclusi nella metodologia attuale", ha spiegato la portavoce di Make The Label Count Elke Hortmeyer, anche lei del Bremen Cotton Exchange. "La metodologia attuale non considera adeguatamente il rilascio di microplastiche, la biodegradabilità né la rinnovabilità, che sono le aree in cui le fibre naturali brillano davvero". 

Make the Label Count invita la Commissione europea a modificare la metodologia PEF integrando indicatori ambientali che tengano conto di queste tre aree di impatto e garantiscano che la metodologia PEF sia realmente rappresentativa dell'intero ciclo di vita e dell'impatto di ciascuna fibra. 

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